venerdì 27 maggio 2016

POISON PIECE

A quanto pare, Oda sembra essere molto appassionato di veleni e intossicazioni, tanto da utilizzare questo argomento come spunto più e più volte durante la trama. Ma fino a quando è possibile sfruttare uno stesso tema narrativo senza scadere nella banalità e nella ridondanza?

Cercheremo, tramite questo articolo, di sviscerare la questione quanto più è possibile.

Iniziamo da una breve panoramica , non si vuole indugiare su cose trite e ritrite, ma è giusto analizzare e confrontare dei punti in particolare.




Primo tra tutti, Magellan.
Paramisha venefico che può produrre vari tipi di veleno, sia per quanto riguarda la composizione della tossina, sia in termini di concentrazione della tossina stessa, sia per quanto concerne lo stato fisico in cui la sostanza si viene a trovare (liquido, gas). Ciò ovviamente fa di lui l’”uomo-veleno” per eccellenza, capace di manipolare la citata sostanza in qualunque modo immaginabile.

Secondo, Cesar.
Rogia gassoso, può utilizzare a piacimento ogni sorta di gas esistente al mondo, sia esso tossico o meno. E’ abbastanza evidente la sua passione per i gas nocivi, ma in combattimento Caesar non disdegna di servirsi anche della semplice aria per mettere in difficoltà i suoi nemici. Non si può parlare di “personaggio velenoso” a tutti gli effetti, ma comunque la componente “tossicità” è parte integrante della figura dello scienziato pazzo.

Entrambi i personaggi citati sono immuni al veleno, Magellan compensa la sua immunità con qualche problemino di stomaco, Caesar invece lo abbiamo visto aver a che fare solo con veleni di tipo gassoso, (sebbene lo Slime sia la condensazione del gas tossico che invase Punk Hazard, dunque in forma liquida) non si fa nessun tipo di accenno alla resistenza dello scienziato ad altri tipi di veleno. Entrambi, inoltre, hanno contribuito all’avvelenamento del nostro capitano, il quale ha sviluppato, a seguito dello scontro con Magellan, una forte resistenza al veleno.

Improvvisamente poi il povero Luffy si avvelena di nuovo, per colpa di un pesciolino del nuovo mondo…pare strano detto così, ma le fantomatiche “esigenze di trama” sono sempre dietro l’angolo pronte ad intervenire.

Comunque sia, arriviamo ora alla bella Reiju.

Ma come? Nemmeno 200 capitoli dopo Luffy si avvelena di nuovo? Oda, e’ perz’a cap?


Non sto qui a ripetere nuovamente: esigenze di trama, era necessario introdurre Reiju ecc ecc.
Queste risposte sarebbero talmente ovvie che lasciano un po’ il tempo che trovano.

La risposta che io cerco è differente. Oda come spera di cavarsela ora che ha introdotto l’ennesimo “personaggio venefico”? E per di più a così poca distanza, in termini di tempo, dal precedente (Caesar)?

Innanzitutto a me non risulta poi tanto strano che in una famiglia di assassini vi sia un componente che ha dimestichezza con i veleni, anzi, la vedo una cosa abbastanza normale.

Tuttavia mi pare evidente che qui si renda necessaria una caratterizzazione ancora diversa dalle due precedenti.

Per quanto riguarda Caesar abbiamo una distinzione piuttosto netta se lo paragoniamo a Magellan. Oda non usa la parola “veleno” per contraddistinguerlo, piuttosto si parla di gas nocivi e tossici. Potrà sembrarvi sciocca come distinzione, eppure ho apprezzato una sensibile differenza tra le due cose.

Reiju, dal canto suo, viene etichettata come POISON PINK, “veleno rosa”, e abbiamo già potuto vedere come ha saputo resistere perfino al veleno che ha infettato il quasi-immune Luffy senza battere ciglio.

Ecco qui una prima distinzione con Magellan, il quale, poverino, nutrendosi di cibi velenosi era costretto a trascorrere più tempo in bagno che nei corridoi della sua prigione, Reiju non solo si ciba di una quantità immane di veleno, ma sembra anche beneficiarne e avere addirittura delle preferenze in termini di gusti.




E’ presto per parlarne probabilmente, ma a me piace rischiare.

Vi dico come mi sono immaginata la cosa, è un’idea mia eh, non ho basi solide per dirlo e sinceramente non me ne frega più di tanto di averne :v
Se sarà dimostrato che ho detto una nabbata, nabbata sia Siori e Siore!

Tornando a noi…. Reiju potrebbe essere uno Zoan. Credo che, da ciò che abbiamo visto, possa trattarsi solo di una fruttata, altrimenti non so proprio da dove sarebbe potuta spuntare questa sua abilità di ciuccia-veleno. Avendo già avuto a che fare con un Paramisha, lo escluderei a priori. Ho scartato anche il Rogia pensando a Caesar, forse non è una motivazione sufficiente, ma l’idea dello Zoan modello lepidoptero mia piace troppo :v(con lepidopteri si intende l’enorme gruppo di insetti costituito da oltre centomila specie tra farfalle e falene, la distinzione netta tra queste ultime due è un argomento abbastanza delicato e non mi soffermerò qui a trattarlo, parleremo impropriamente di “farfalla” e stop).

Guardando l’immagine completa di Reiju, non ho potuto non soffermarmi su alcuni particolari. Innanzitutto quelle specie di ali che ancora non ho inquadrato bene, non sono riuscita a capire se si tratti di una parte del mantello oppure di ali vere e proprie, ma vedendo come le ha spiegate nel momento in cui assorbe il veleno da Luffy ho optato più per la seconda ipotesi.

Così ho iniziato a fare ricerche su ricerche e ho cavato fuori qualche notiziola interessante.

Esistono specie di farfalle velenose, ovviamente, le colorazioni accese delle loro ali servono proprio ad avvisare i predatori di questa caratteristica. Nella fattispecie, i veleni possono essere sintetizzati dal’insetto stesso oppure essere assimilate dalla pianta ospite. Esistono anche esemplari che, per esigenze di conservazione della specie, secernono sostanze urticanti e nauseabonde che le rendono inappetibili.

Qui possiamo vedere un primo punto in comune con la componente 0 della famiglia Vinsmoke, la quale assorbe il veleno da un altro organismo, tale veleno probabilmente potrà essere riutilizzato da Reiju in modalità offensiva.

Inoltre molte specie presentano sulle proprie ali delle forme circolari che imitano grandi occhi di animali vertebrati, e sono sfruttate appunto per confondere gli animali nemici. Gli stessi disegni circolari sono riportati anche sulle “ali” di Reiju.




Per quanto concerne il nutrimento, accanto ai soliti fiori/foglie/legno, bisogna considerare che molti lepidopteri amano cibarsi di carogne. Un animale in decomposizione, si sa, produce molte sostanze che possono risultare tossiche.

Tirando le somme, credo che vi siano svariati punti a favore della teoria dello Zoan farfallesco, il che rappresenterebbe anche un buon modo da parte di Oda di dare una sfumatura diversa all’ennesimo “personaggio velenoso” di One Piece.

domenica 21 febbraio 2016

CLARA OSWIN OSWALD, Davvero merita il nostro disprezzo?

Ho girato un po’ per il web alla ricerca di piccole curiosità riguardo questo personaggio, nella rete intricata di notizie più o meno banali, è saltato quasi subito al mio occhio l’inclinazione di parte del fandom a schierarsi contro la piccola Clara. Ho letto svariate cosucce, tra cui un irriverente quanto incantevole articolo di Orgoglio Nerd, ed è stato leggendo i molti commenti, che mi sono armata di coraggio pensando di dire la mia.

Tutti odiano Clara Oswald. Questa è la tendenza che i fan sembrano manifestare per la maggiore, ma realmente questo personaggio merita il nostro odio più di altri che hanno popolato le storie del Dottore?

Secondo me non poi così tanto.

A mio parere, l’introduzione di questa companion è stata geniale. Completamente avvolto nel mistero, quasi a voler condensare l’essenza di Amy e di River in un solo personaggio, una azzardo da parte di Moffat, che probabilmente ha spaventato la maggior parte degli spettatori. Oggettivamente, la presenza di Clara è stata decisiva per lo svolgimento delle vicende in più di un’occasione. Ha salvato la vita del Dottore nel modo più estremo che potevamo immaginare. Non che altre companion non l’avessero fatto in passato ed anche in modi abbastanza improbabili e singolari, però devo ammettere che gettarsi a capofitto nella linea temporale del Dottore e salvargli la vita in ogni punto dello spazio tempo, tutte le volte che le sue vittorie sono state trasformate in sconfitte, ha un non so che di epico.

Molti convengono che la vita di Clara sarebbe dovuta finire lì, ben prima dell’introduzione di Denny Pink e di tutte quelle situazioni adolescenziali che ne sono derivate successivamente. E a grandi linee sono d’accordo.
"I don’t know where I am. I don’t know where I’m going, or where I’ve been. I was born to save the Doctor, but the Doctor is safe now. I’m the Impossible Girl, and my story is done"

A questo punto, posso dire che ci sono stati due momenti in cui ho drasticamente avuto idee diverse riguardo Clara Oswald: il momento in cui l’ho apprezzata, e quello in cui ho nutrito profondo disprezzo nei suoi confronti. Inizierò dal primo: la piccola Oswin che chiama il suo “sapientone” dall’interno di un Dalek, davvero una scena toccante, proprio nel mio genere. Ho iniziato a sperare, a quel punto, in un futuro sviluppo che l’avrebbe vista nuovamente al fianco del Dottore. Da qui, fino alla vicenda di Trenzalor, Clara si è rivelata una buona sostituta per il ruolo precedentemente rivestito dai Pond.

Posso spendere due paroline in più riguardo la questione della fusione tra Amy e River. River è uno dei personaggi migliori mai creati, non è mai stata una reale “compagna di Tardis”, ma lo ho accompagnato in più di una vicenda, ripercorrendo a ritroso la storia del Dottore a partire dalla sua decima incarnazione fino ad oggi. Amy invece è stata una reale compagna, un assistente a tutti gli effetti se così vogliamo dire. In Clara possiamo trovare un pizzico di River e un pizzico di Amy, se vogliamo prenderla con la giusta dose di immaginazione, o probabilmente una nuova Sarah Jane che cerca di farsi strada.

Veniamo ora al momento del disprezzo acuto. Inizio dell’ottava stagione, dodicesima incarnazione del Dottore. Clara sembra tutt’altro degna del ruolo che le è stato affidato. Ed ecco la telefonata di Eleven che rassicura la piccola e fragile ragazzina, che ricordiamo ha poco prima salvato il Dottore in ogni punto dello spazio-tempo. L’incertezza di Clara in questo momento della storia non ha alcun senso, probabilmente si è trattato di un espediente per aiutare i fan ad accogliere Twelve come nuovo Dottore, ma il modo in cui è stato sviluppato il tutto è completamente fuori questione.

Clara ha visto i vari volti del Dottore, fin dal primo, ha rischiato la vita per gettarsi nella sua linea temporale. Una piccola umana che ha un ruolo così importante, non può mostrarsi titubante nell’accettare una nuova incarnazione, cosa che invece personaggi come River o Sarah Jane erano state capaci di fare al meglio. Ben prima di tutta la questione di Denny Pink, Clara ha tradito le mie speranze.

In ogni caso, credo che molte delle scene che hanno fatto storcere il naso ai fan, siano in realtà state divertenti. Ad esempio vederla nei panni del Dottore, armata di cacciavite sonico e carta psichica, mi ha addolcita di nuovo.


Mi è piaciuta perfino quando lo ha minacciato gettando nella lava le chiavi del Tardis pur di salvare il suo amore, per quanto d’altro canto sperassi con tutto il cuore che il personaggio di Danny Pink avesse levato le tende per sempre. Trovo sempre interessanti queste scene in cui si lascia trasparire il lato oscuro dei personaggi, dopotutto non è stato così anche per il Dottore in più di un’occasione? Perché allora non dovremmo poter perdonare Clara? 

lunedì 15 febbraio 2016

Il Dottore secondo me

Vorrei premettere una cosa, Doctor Who è entrato nella mia vita solo da poco tempo, ho fagocitato episodi uno dopo l’altro come se fossi un ciccione americano in astinenza da tivvù. Ho visto qualche episodio della serie classica, e tutti quelli della serie moderna nel giro di qualche settimana, dunque contestualizzate tutto ciò che leggerete considerando che sono probabilmente la fan più recente della serie in questione. Sì sì, dite pure noob.

Inizierei con il dire che, per quanto mi riguarda, dubito che potrei mai fare una classifica in merito al “best Doctor”. Credo che la cosa mi costerebbe troppi ripensamenti, e dubito che la decisione che prenderei potrebbe essere in qualche modo definitiva.

Tutte le volte che mi sono trovata a guardare un episodio, ho sempre pensato “il Dottore è lui, è perfetto”, tutte le volte che c’è stato un cambio di protagonista ho avuto una contrattura del miocardio, tutte le volte che ho visto un nuovo Dottore ho storto il naso.
Sono troppe le sfumature che contribuiscono a dare i contorni alla figura del Dottore nell’immaginario collettivo, credo che stilare una classifica sia in qualche modo riduttivo.

La fangirl di Ten che è in me sta tentando di suicidarsi in questo preciso momento, pur di attirare la mia attenzione, ma un blogger in qualche modo deve saper tenere a bada questi sprazzi di fangirlismo spudorato.

Vorrei quindi fare una piccola panoramica su quello che è “il Dottore secondo me”.
Inizierei da Nine, il FANTASTICO pelatone in giacca di pelle. Si può dire che lui sia stato il mio primo Dottore, con tutte le smielate sensazioni che ne conseguono. L’unico peccato è che non si siano potuti sviluppare a dovere tutti gli aspetti del suo carattere. Vi dirò, a me Nine piace moltissimo.



Credo che nelle stagioni successive l’aspetto “alieno” del Dottore sia andato via via sfumando sempre di più, in favore di una categorizzazione che lo avvicinasse di più alla razza umana. Quasi come se fosse andato perduto il concept iniziale del Time Lord. Colpevole di ciò, a mio parere, è proprio l’adorato Ten, ma torneremo su questo discorso in un secondo momento, facciamo prima un passo indietro.

Nine aveva momenti di umanità misti a momenti di rabbia e rancore. L’ombra oscura della Guerra del Tempo non gli lasciava respiro, dai suoi occhi traspariva l’inguaribile senso di colpa nei confronti della propria specie. Era figlio della guerra, e come tale era necessario che la sua frustrazione prendesse il sopravvento in alcuni casi. Di qui l’esigenza di introdurre una compagna come Rose, la classica biondina stupida e tanto amorevole da lasciarsi intenerire da un Dalek.

Volete sapere come la vedo? Il vero duo non è affatto Ten-Rose. Questo binomio si è sviluppato in un secondo momento probabilmente per “rassicurare” i fan che quel simpatico e stravagante nuovo Dottore fosse effettivamente la reincarnazione del precedente. Era necessario che, per Rose, dopo una fase iniziale di incertezza voluta, non cambiasse nulla. Era necessario che il suo sentimento verso il Dottore continuasse a crescere fino all’ultimo secondo. In tal modo anche per i fan sarebbe stato lo stesso.
Non fraintendetemi, non dico che Ten avesse bisogno di tutte queste congetture per far breccia nel cuore delle persone, però pensandoci, il ferro va battuto ancora caldo. Ed è stato grazie a questo piccolo espediente di trama che la storia ha potuto continuare a svilupparsi senza troncare completamente, come è accaduto invece per Eleven. E credo che questo stesso stratagemma sia stato ripetuto ultimamente con l’introduzione di Twelve.

Dicevo, dunque, che a mio parere è proprio colpa di Ten se il “Dottore”, nel corso delle stagioni 2, 3 e 4 sia diventato un Dottore più umano che alieno. Non si può certo fargli un plauso per questo, ma ci sono tanti altri aspetti che David Tennant è riuscito ad enfatizzare al meglio.
Con quel suo atteggiamento impeccabile e geniale, il suo sovoir fair e la sua grande empatia con il mondo che lo circonda, sembra quasi che il Dottore abbia fatto un passo indietro, avviandosi più che verso l’uomo maturo, verso il tenero bambino che non si rassegna mai. Il senso di colpa che comunque alberga nel suo animo, viene abilmente celato da un bel visino sorridente. Ciò ha dato la possibilità di sviluppare altre sfaccettature del personaggio del Dottore, ad esempio l’immenso istinto protettivo e la continua speranza in un lieto fine. Inoltre, è stato ripreso un concetto molto importante, che non si è potuto sottolineare con la precedente incarnazione. Il Dottore, lasciato solo per lungo tempo, perde la sua “umanità”, sa essere terribilmente crudele e insensibile alla morte.
A scoprirlo è quella che sarà poi la VERA compagna di Ten, Donna Noble.



Prima puntata, seconda stagione: il Dottore stermina senza ripensamento i cuccioli dell’imperatrice degli Aracnos, ultima della sua specie.  Questo, a mio parere, è un grandissimo azzardo da parte di Russel T Davies. Sta buttando come carta straccia le caratterizzazioni più forti che il dottore ha avuto e avrà. La sua compassione in quanto ultimo della propria specie, il suo rispetto per la vita, il suo compito di preservare le razze in via di estinzione, tutto va a farsi friggere in un bollente calderone di odio e non curanza. Eppure, è grazie a questo che riusciamo a rivedere un barlume di “non umanità” nel Dottore.

Ten è stato anche decisivo per altri aspetti. Ad esempio, sotto la sua egida, si è potuto caratterizzare maggiormente il ruolo delle “compagne”. La comparsa di Sara Jane, di Martha Jones e di Donna hanno mostrato come il rapporto tra Dottore e Assistente sia molto più complesso e variegato di quanto i fan possano pensare. Reduci dalla evidente storia d’amore con Rose, tutti ci aspettavamo un ritorno di fiamma. E invece abbiamo potuto vedere come Martha sia stata palesemente rifiutata e affetta da mal d’amore e come, invece, Donna abbia abilmente rivestito il ruolo di migliore amica, di spalla nel vero senso della parola. Grazie al pragmatismo di Tennant, Davies è riuscito a percorrere molte strade diverse, contribuendo a caratterizzare il Dottore nelle più disparate circostanze, finanche a renderlo tanto vanesio da essere restìo a reincanrarsi con un nuovo volto.

Dunque, se Nine è il “Dottore della Guerra”, Ten è il Dottore dei “Compagni Perduti”, del romanticismo e della malinconia.  Ciò che sempre lo ha ossessionato è stata la perdita dei suoi compagni di viaggio, il senso di colpa dell’avergli rovinato la vita dopo averli attirati a sé grazie al suo irresistibile magnetismo.

A questo punto, era necessario introdurre un Dottore che sapesse tenere testa alla precedente incarnazione, e che al contempo smorzasse alcuni dei suoi precedenti aspetti in virtù di nuove sfumature.
Come sanare la ferita che sarebbe stata lasciata da Ten? Qui non c’erano compagne di viaggio a tenere insieme i pezzi, inoltre Tennant aveva avuto modo di entrare e radicarsi nel suore dei fan…come sostituirlo?

Ma ovviamente, con la giusta dose di pazzia e con il ritmo sostenuto delle vicende, i  fan non avrebbero avuto modo di avvertire la mancanza di Ten di fronte ad un Dottore tanto strambo e infantile, al punto da fare irruzione in casa di una bambina e….farla cucinare per saziare il proprio appetito, fino ad optare per bastoncini di pesce e crema pasticciera. Come fa a non essere amore a prima vista?


Vi confesso un’altra cosa. Ho sempre pensato che la scelta di un dottore giovane e “belloccio” sia stata fatta per alleviare il senso di vuoto che Ten avrebbe lasciato. Parlandoci chiaramente, vedendo gli ultimi Dottori uno accanto all’altro, credo sia evidente la somiglianza tra Smith e Tennant proprio dal punto di vista estetico. Non linciatemi, ma penso ci sia anche questo dietro alla scelta di Smith come undicesima incarnazione. I cambiamenti vanno concretizzati a piccole dosi.
Inoltre, è stato introdotto un nuovo modo con cui il Dottore avrebbe potuto sopportare la grande mole di sensi di colpa che lo attanagliava. C’è stato un taglio netto con tutto ciò che era accaduto precedentemente,  il che ha consentito l’introduzione di nuovi personaggi e nuovi pattern narrativi, ma dietro a tutto questo c’è un fattore fondamentale: Eleven è il Dottore che dimentica. 

L’infantilismo e la vena di pazzia sono proprio legate al fatto che il Dottore sta invecchiando e ha bisogno di nuove gioie, di nuovo carburante per continuare il proprio cammino nello spazio-tempo.
Si può dire, pensandoci, che ogni incarnazione del Dottore abbia enfatizzato un diverso aspetto della persona umana: per Nine c’era il senso di vuoto e la sofferenza, per Ten c’era l’innamoramento e il romanticismo, per Eleven c’è uno dei più profondi aspetti dell’uomo, la sua capacità di dimenticare.
A mio parere, riusciamo a capire davvero il meccanismo mentale di Eleven solo all’ultimo episodio della settima stagione.

Prima di concludere, è doveroso  spendere due paroline riguardo Capaldi.
Come tra Nine e Ten, anche in questo caso è stato necessario un po’ di zucchero per buttare giù la pillola: la ragazza impossibile, Clara Oswald. Si può dire che questo cambio di protagonista sia stato per me il più difficile da accettare, eppure grazie a Capaldi si può dire che il Dottore sia davvero tornato ad essere un Signore del Tempo. Tutti gli aspetti che lo differenziano dall’uomo sono stati ripescati e rimescolati. Twelve odia gli abbracci (ah se lo sentisse Ten…), sembra anche che non sappia assolutamente come si faccia a stringere a sé qualcuno o a sorridere, è imbranato a tal punto che Clara ha dovuto scrivergli dei bigliettini con delle frasi-tipo da utilizzare nelle varie circostanze. Ecco di nuovo l’alieno che prende il sopravvento sull’umano.


Twelve è un Dottore riflessivo, attento, la sua peculiarità è il porsi delle domande. E a tutto ciò si aggiunge il fatto che, al momento della propria rigenerazione, sembra quasi non ricordare nemmeno cosa volesse dire essere il Dottore. Che le preghiere di Eleven siano state ascoltate? E’possibile che effettivamente tutto questo desiderio di dimenticare lo abbia portato ad essere così? E’ possibile che il suo aspetto palesemente invecchiato serva proprio a ricordargli che l’infantilismo non è la via giusta per proseguire il suo cammino?


lunedì 14 settembre 2015

Tentato Suicidio

L’indistruttibile Kaidou delle 100 bestie, attualmente l’uomo più forte del mondo, ci viene presentato così, durante il suo epico tentativo di fare ciò in cui nessuno è mai riuscito: ucciderlo. Gettarsi da un’isola nel cielo, dopo che lance e ghigliottine si sono infrante a contatto con la sua pellaccia dura, e sopravvivere…

Sicuramente il modo in cui è stato mostrato questo personaggio ha entusiasmato la maggior parte dei lettori e, senza dubbio, Oda ha saputo giocarsela bene.
Innanzitutto l’apparizione di fronte all’alleanza di Kidd, intenzionata a combattere Shanks il Rosso,che  incappa casualmente in un altro imperatore caduto dal cielo. Il mio primo pensiero è stato: ciao ciao Kidd.
 Kaidou, però, manifesta la sua disapprovazione nei confronti del povero Doflamingo, proprio in linea con le speranze di Law. L’ultima battaglia di Doflamingo…ve la immaginate?  Uno scontro tra Kaidou e Doflamingo, se ci sarà e se ci verrà mostrato, deve essere a dir poco sensazionale. Lo scontro tra Akainu e Aokiji sarà solo un simpatico ricordo ora che siamo nel Nuovo Mondo.
Torniamo però al fulcro del discorso: il tentato suicidio dell’imperatore.


Vorrei innanzitutto sottolineare un’importante aspetto per contestualizzare questa scelta dell’autore. Il suicidio nella cultura orientale, e ancor di più in quella giapponese, ha una valenza completamente diversa da quella che gli viene attribuita invece dalla cultura occidentale.
Nella nostra fettina di mondo, plasmata dal Cristianesimo, il suicido è un atto impuro, basti pensare che Dante relega i “violenti contro se stessi”nel settimo cerchio dell’Inferno.
In Giappone le leggende dipingono in modo molto diverso questo atto, espressione di grande integrità d’animo.Seppuku-2
Il seppuku è una pratica a tutti gli effetti presente nel Bushido (codice morale e militare dei Samurai), concedere ad un nemico di praticare il seppuku non è una vergogna, bensì un onore concesso a chi sta per morire. Veniva inoltre praticato qualora si dovessero espiare gravi colpe, in tal caso, l’appartenenza ad un determinato grado nella casta militare assicurava una morte senza disonore.
Il rituale prevedeva che il soggetto si inginocchiasse nella tipica posizione giapponese, in modo da poter cadere in avanti, come confà ad un qualunque guerriero onorevole, evitando che il corpo potesse riversarsi supino. Inoltre il kaishakunin, un abile spadaccino, fidato compagno del malcapitato, aveva il compito di decapitarlo non appena compiuto l’atto, in modo da evitare una lunga e disperata agonia.
L’atto di Kaidou, dunque, è da leggere in questa ottica, ovviamente senza dimenticare la giusta dose di ironia, data la situazione. Comunque sia, il movente che sembra aver spinto l’imperatore a praticare il suicidio è la noia.
kaido1



“Un mondo così noioso non merita di esistere, è tempo di iniziare quella che sarà la più grande guerra di tutti i tempi”

sabato 18 luglio 2015

Il Clima Tackt e il pilastro che spianò la via lattea

L’arma che accompagna la nostra navigatrice sin dai tempi di Alabasta è il Clima Takt, un bastone componibile dotato di una particolare tecnologia che gli consente di generare bolle con proprietà differenti. Venne costruito da Usopp sulla base della vecchia arma utilizzata da Nami: un semplice bastone rosso che può essere smontato in tre parti.

Molti di voi sapranno già che, con buona probabilità, Oda si è ispirato al Nyoibo, l’arma del piccolo Goku. Come si può vedere in molte tavole (ad esempio la copertina del volume 9) il bastone di Nami è molto simile alla prima arma di Goku, pur non presentando, in un primo momento,  la stessa peculiarità di allungarsi over 9000 km. Conoscendo la passione del Sensei per l’opera di Toriyama, ho deciso di fare qualche ricerca su questo particolare bastone sperando di trovare analogie interessanti. Ed effettivamente così è stato.
Sono molti i mangaka che si sono ispirati alla leggenda dello Scimmiotto di pietra per dare vita alle proprie opere, il più famoso esponente è senza dubbio Dragon Ball, ma basti pensare anche a manga come Saiyuki o il meno conosciuto Saiyukiden.


Ovviamente, anche il Nyoibo prende spunto da questa famosa leggenda cinese.
Vi racconterò qui solo una parte di questa affascinante storia, quella che fondamentalmente è di nostro interesse ora come ora.

Lo Scimmiotto, nato da una rupe che racchiudeva in sé le essenze del Cielo e della Terra, divenuto Re delle scimmie sue compagne, decise di trovare il modo per raggiungere l’immortalità e fuggire da Yama, il Re della  Morte. Si mise in cammino alla ricerca di un Buddha, o di un Saggio, e, dopo svariate ricerche, divenne discepolo di un Immortale. Lo Scimmiotto pregò di raggiungere “la Via della Lunga Vita” e così fu condotto all’Illuminazione. Tornato dopo anni dalle scimmie sue suddite, il Re dovette competere con il Demone della Distruzione per liberare il suo seguito dal tormento di questa entità. Dopo aver combattuto con il Demone, lo Scimmiotto prese la sua spada e decise di utilizzarla come arma. 
Di lì a poco, l’immortale Re delle scimmie decise di dotarsi di un’arma più potente e si recò così nel Regno del Mare, più precisamente nel palazzo del Drago del Mare Orientale. Qui, tra varie armi che non lo soddisfacevano, trovò  un pilastro, il pilastro di ferro magico che spianò la Via Lattea. Lo Scimmiotto ne era entusiasta, ma le dimensioni della colonna erano troppo anche per lui. Quando toccò il pilastro, esso si accorciò diventando un bastone la cui taglia poteva essere modificata. Lo Scimmiottò però era avido e non si accontentò. Chiese al Drago anche un abito che potesse intonarsi con la nuova arma, tuttavia quest’ultimo non possedeva nulla del genere. Contrariato e forte del suo nuovo tesoro, il Re delle Scimmie minacciò il Drago che, spaventato, decise di chiamare i suoi fratelli provenienti dal mare Settentrionale, Meridionale e Occidentale. Costoro furono in grado di accontentare lo Scimmiotto e donargli dei vestiti. Allora lo Scimmiotto partì, deridendo i Draghi per la loro vigliaccheria.

In questa piccola e riassuntiva parte della leggenda abbiamo modo di apprezzare svariate analogie con l’pera di mastro Oda. Innanzitutto i Draghi del Mare, ognuno protettore di una differente zona, probabilmente la decisione di Oda di suddividere in questo modo le aree marittime del suo ricco mondo è ispirata proprio da questa leggenda e, inoltre, la scelta di iniziare la narrazione dal Mare Orientale potrebbe essere legata proprio al Drago del Mare Orientale, chissà… 
Torniamo però a parlare del Clima Tackt, che dovrebbe appunto essere ispirato all’arma di Goku. Il Nyoibo è una rielaborazione del pilastro di ferro che consentì di “battere e spianare la Via Lattea”, l’unica arma che lo Scimmiotto di pietra ritenesse abbastanza resistente e pesante. 


Quest’arma sovrumana appartiene dunque al tesoro del Regno del Mare, e il fatto che la sua rivisitazione sia stata affidata alla Navigatrice dei Mugiwara è, secondo me, un’analogia interessante. Nami ha una perfetta conoscenza dell’oceanografia e della meteorologia, padroneggia l’arte del clima, e il suo accostamento con la forza naturale del mare è quasi automatico, considerando anche che, come saprete, il suo some significa “onda”. 
Queste mie congetture, fino a poco tempo fa, erano abbastanza, come dire, campate in aria. Logicamente, il bastone è un'arma abbastanza comune, dunque l'associazione con il Nyoibo sarebbe potuta essere un po' forzata sotto certi aspetti. Fortunatamente però, con l'ultimo upgrade del Clima Tackt sembra che Oda abbia voluto semplificarmi le cose, strano a dirsi vista l'abilità del maestro di mandare in fumo qualunque tentativo di previsione e/o interpretazione....

Comunque sia, vi confesso che l'idea che la reinterpretazione Odesca dell’arma di Goku fosse stata affidata ad un personaggio come Nami mi ha recato non pochi dubbi. Nami non è un personaggio a cui piace combattere, anzi generalmente preferisce evitare scontri diretti a meno che non ci sia qualche particolare motivazione. Per quale motivo allora affidare a lei il Nyoibo, e non a qualche altro personaggio che avrebbe potuto valorizzarlo meglio? 
Considerando però i riferimenti mitologici citati poco fa, questa scelta narrativa non sembra più essere così "stonata" , considerando il ruolo incarnato dalla Navigatrice.

Ovviamente, tutto ciò che ho scritto fin ora è frutto di una mia idea personale, non so se effettivamente Oda abbia scelto l’arma di Nami in base a queste analogie, però devo ammettere che le possibilità non sono poche e che, effettivamente, si tratta di un parallelismo davvero affascinante.




martedì 24 febbraio 2015

ONE PIECE - SHONEN FUORI DAGLI SCHEMI

Sono sempre stata una fautrice del fatto che One Piece ricalchi molti tratti tipici di uno shonen, come la gestione delle vicende, che sebbene molto intricate, per lo più vengono risolte seguendo un copione abbastanza standard: presentazione di un nemico - serie di fatti che portano allo scontro - combattimento finale - nuovo assetto.

Diciamo che nella prima e nella terza fase, One Piece si mantiene abbastanza sulla linea del manga per ragazzi.
Per oltrepassare determinate condizioni e quindi, se vogliamo, passare al livello successivo, bisogna affidarsi ad un combattimento che deciderà le sorti della storia e lo scontro in sè viene solitamente gestito in "round": abbiamo una fase iniziale equilibrata che poi si sbilancia prima verso la parte antagonista e poi verso "i nostri". Inoltre, questi round possono ripetersi anche più volte consecutivamente prima di giungere all'epilogo.
E' ad esempio il caso dello scontro contro Crocodile, o con Lucci a Water 7 e ancora con Doflamingo nella saga attualmente in corso.

Nella maggior parte dei casi è necessario un power-up in termini di abilità nel gestire un combattimento, il protagonista si trova a scoprire i punti deboli di un avversario che inizialmente viene presentato come imbattibile e poi successivamente arriva a sconfiggerlo.

Possiamo ora iniziare a definire una prima distinzione tra One Piece e gli altri shonen e si tratta proprio di questo famoso power-up.

A Dressrosa, ad esempio, la fase della "serie di vicende che portano all'epilogo" risulta particolarmente intricata e vede la comparsa di numerosi personaggi, ognuno con un proprio scopo, che contribuiscono a ritardare o accelerare la scalata verso la fine.

In ogni caso, la particolarizzazione dei personaggi, in One Piece, è certamente una caratteristica centrale ed, esistendo personaggi molto diversi, il loro salto di qualità può essere differente, ed è ciò che, sostanzialmente, vediamo nel time-skip.
La definizione di ruoli e di traguardi differenti fa sì che si generi una rete di strade che ogni personaggio prosegue indipendentemente, pur potendo stare in gruppo.









Certamente, abbiamo un unico protagonista, Rufy, il cui tratto particolare, però, non è nè la forza fisica, nè l'abilità in combattimento, ma l'empatia. Rufy riesce ad attirare le persone e ad accendere gli animi di chi è attorno a sè e rende visibile a tutti una via di fuga da qualunque incubo.


Sappiamo che tutti i Mugi continueranno a combattere per la realizzazione del sogno di Rufy e, intanto, proseguiranno lungo la propria strada, arricchendo così la storia di numerose sfaccettature inaspettate.
Non sono pochi gli esempi di shonen in cui il binomio protagonista-antagonista è il motore di base ma in One Piece risulta tutto più articolato.

Sorge ora un'altra questione. Quanto è centrale il ruolo della predestinazione dei personaggi? Sotto molti punti di vista, One Piece appare come un manga abbastanza "rivoluzionario", basato interamente sullo scardinare determinati assetti e convinzioni. Ma ultimamente abbiamo avuto anche la dimostrazione che, in fondo, un destino è pur sempre scritto, o più che altro, diciamo che è scritta una storia, probabilmente destinata a ripetersi.

Oltre al "sarò il re dei pirati", c'è qualcosa di ben più grande che si sta sviluppando piano piano. La mente di Oda ha partorito un mondo ricco ed enorme in cui tantissimi personaggi hanno una propria rotta da seguire che si intreccia in modo ricco e mutevole con le altre. E' un manga che evolve continuamente saga dopo saga.




domenica 1 febbraio 2015

ONE PIECE X FULL METAL ALCHEMIST

Eccoci di nuovo ad affrontare un Crossover, ossia un mettere a paragone due opere in modo da analizzare quelli che sono i punti che le accomunano e che le differenziano.

Proviamo ad analizzare due personaggi da un punto di vista completamente diverso da quello avuto fin ora. Non parleremo di analogie caratteriali o di vicende, né di disegno…che per altro, secondo me, è anche abbastanza simile. Iniziamo con l’introdurre i protagonisti di oggi: Shiki leone d’oro e Edward Elric. Questi personaggi appartengono a due manga di genere un po’ diverso: One Piece, che come tutti sappiamo è un battle shonen, e Full Metal Alchemist che è un tipico stempunk con qualche tratto che lo accumuna ai classici shonen-fantasy. 

Ho deciso di effettuare questo parallelismo a mio rischio e pericolo poiché esso non è bastato sui personaggi in sé, che non hanno nulla in comune, ma bensì prende forma sulla base dei poteri concessi a Shiki dal Fuwa Fuwa no Mi in analogia con il meccanismo della trasmutazione alchemica. Spiegherò innanzitutto quest’ultimo: la trasmutazione alchemica consente di interagire con lo stato di aggregazione e la composizione della materia. E’ formata da due fasi, successive ad una preliminare identificazione della struttura della materia stessa: scomposizione e ricomposizione. L’unico limite, ovviamente,  è che niente può essere generato dal nulla, di qui il principio dello “Scambio Equivalente”, aggirabile solo con l’utilizzo di una pietra filosofale. Analizziamo ora i poteri di Shiki. Inizialmente sembra che egli possa far levitare ogni cosa, purchè sia prima stata toccata, successivamente lo vediamo manipolare terra, acqua e altri elementi. Possiamo dire con un po’ di fantasia che sia un “rogia di tutti gli elementi”, senza però la possibilità di trasformarsi in quei dati elementi (anche se il fuwa fuwa è un paramisha). 

Concentriamoci però sulla sua capacità di manipolare la materia. Shiki può  darle la forma che preferisce, oltre a poterla muovere a piacimento. L’effetto è molto simile a quello delle prime trasmutazioni di Ed che più volte combatte i nemici facendo spuntare dei pugni fatti dal terreno stesso. Il risultato è praticamente lo stesso, sebbene non sia possibile, in prima battuta,  far fluttuare qualcosa con l’impiego della trasmutazione. Dico in prima battuta, perché, volendo, si potrebbe agire sulla densità o la pressione dell’aria in dipendenza dal tipo di oggetto che si vuole far volare, oppure sulla la direzione preferenziale del moto stesso dell’aria, modificando cioè direzione e intensità del vento…ma questa è un’altra storia. 

Per concludere, c’è un altro piccolo particolare che voglio sottolineare: come sappiamo, il potere di Shiki non può essere utilizzato su esseri animati. Allo stesso modo, in linea di principio, la trasmutazione umana è proibita. Può essere effettuata, se l’alchimista lo desidera, ma a carissimo prezzo. In entrambi i casi gli autori hanno voluto sottolineare la potenziale impossibilità di agire sulle persone poiché esse non sono un mero ammasso di materia modificabile a piacimento, ma hanno un’anima, dei sogni e dei sentimenti.