martedì 24 febbraio 2015

ONE PIECE - SHONEN FUORI DAGLI SCHEMI

Sono sempre stata una fautrice del fatto che One Piece ricalchi molti tratti tipici di uno shonen, come la gestione delle vicende, che sebbene molto intricate, per lo più vengono risolte seguendo un copione abbastanza standard: presentazione di un nemico - serie di fatti che portano allo scontro - combattimento finale - nuovo assetto.

Diciamo che nella prima e nella terza fase, One Piece si mantiene abbastanza sulla linea del manga per ragazzi.
Per oltrepassare determinate condizioni e quindi, se vogliamo, passare al livello successivo, bisogna affidarsi ad un combattimento che deciderà le sorti della storia e lo scontro in sè viene solitamente gestito in "round": abbiamo una fase iniziale equilibrata che poi si sbilancia prima verso la parte antagonista e poi verso "i nostri". Inoltre, questi round possono ripetersi anche più volte consecutivamente prima di giungere all'epilogo.
E' ad esempio il caso dello scontro contro Crocodile, o con Lucci a Water 7 e ancora con Doflamingo nella saga attualmente in corso.

Nella maggior parte dei casi è necessario un power-up in termini di abilità nel gestire un combattimento, il protagonista si trova a scoprire i punti deboli di un avversario che inizialmente viene presentato come imbattibile e poi successivamente arriva a sconfiggerlo.

Possiamo ora iniziare a definire una prima distinzione tra One Piece e gli altri shonen e si tratta proprio di questo famoso power-up.

A Dressrosa, ad esempio, la fase della "serie di vicende che portano all'epilogo" risulta particolarmente intricata e vede la comparsa di numerosi personaggi, ognuno con un proprio scopo, che contribuiscono a ritardare o accelerare la scalata verso la fine.

In ogni caso, la particolarizzazione dei personaggi, in One Piece, è certamente una caratteristica centrale ed, esistendo personaggi molto diversi, il loro salto di qualità può essere differente, ed è ciò che, sostanzialmente, vediamo nel time-skip.
La definizione di ruoli e di traguardi differenti fa sì che si generi una rete di strade che ogni personaggio prosegue indipendentemente, pur potendo stare in gruppo.









Certamente, abbiamo un unico protagonista, Rufy, il cui tratto particolare, però, non è nè la forza fisica, nè l'abilità in combattimento, ma l'empatia. Rufy riesce ad attirare le persone e ad accendere gli animi di chi è attorno a sè e rende visibile a tutti una via di fuga da qualunque incubo.


Sappiamo che tutti i Mugi continueranno a combattere per la realizzazione del sogno di Rufy e, intanto, proseguiranno lungo la propria strada, arricchendo così la storia di numerose sfaccettature inaspettate.
Non sono pochi gli esempi di shonen in cui il binomio protagonista-antagonista è il motore di base ma in One Piece risulta tutto più articolato.

Sorge ora un'altra questione. Quanto è centrale il ruolo della predestinazione dei personaggi? Sotto molti punti di vista, One Piece appare come un manga abbastanza "rivoluzionario", basato interamente sullo scardinare determinati assetti e convinzioni. Ma ultimamente abbiamo avuto anche la dimostrazione che, in fondo, un destino è pur sempre scritto, o più che altro, diciamo che è scritta una storia, probabilmente destinata a ripetersi.

Oltre al "sarò il re dei pirati", c'è qualcosa di ben più grande che si sta sviluppando piano piano. La mente di Oda ha partorito un mondo ricco ed enorme in cui tantissimi personaggi hanno una propria rotta da seguire che si intreccia in modo ricco e mutevole con le altre. E' un manga che evolve continuamente saga dopo saga.




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