Il personaggio cui è stato dedicato l’ultimo capitolo è il
potente guerriero Hajrudin, appartenente alla stirpe dei giganti di Elbaf. Come
tutti sappiamo, non è la prima volta che incontriamo giganti provenienti da
quest’isola misteriosa su cui molti lettori hanno fantasticato. La prima volta
che ci trovammo dinnanzi a queste mastodontiche creature fu nel lontano
capitolo 116. Già da qui Oda iniziò a dare una ben precisa caratterizzazione ai
giganti provenienti da Elbaf: dal disegno appare evidente che l’autore si sia
ispirato alla popolazione dei Vichingi, ma non è tuto qui, anche il senso
dell’onore e l’amore per la battaglia che pervade i cuori di queste creature è
ispirato alla cultura norrena.
“Da noi vige una legge precisa: quando nasce una
controversia e nessuna delle due parti si ritira, allora sarà il dio di Elbaf a
decidere. Il nostro dio protegge solo chi è nel giusto e lo lascia vivere.”
Questa frase di Dorry leva ogni dubbio a riguardo. Il
gigante si riferisce ad un dio giusto che decide le sorti dei guerrieri in
battaglia per cui solo i più valorosi meritano la vita.
Il parallelismo con il
dio Odino della religione nordica è evidente.
Odino è il dio della sapienza e
della saggezza e, tra le molte divinità guerriere, è l’unico ad essere definito
contemporaneamente “Padre della Vittoria” e “Padre dei Caduti” proprio perché è
lui a decidere a chi andrà la vittoria, ma non solo, diviene anche padre di
coloro che perdono la vita in battaglia.
Egli dunque distribuisce quelli che
sono i due doni più ambiti per un guerriero: la vittoria e la morte.
Facciamo ora uno skip di qualche centinaio di capitoli e,
prima di tornare a Dressrosa, fermiamoci ad Enies Lobby. Qui troviamo altri due
componenti della ciurma della ciurma dei Giganti Guerrieri fedeli alla legge di
Elbaf. Oimo e Karsee, infatti, pur di scarcerare i propri capitani si offrono
di divenire guardie e lavorare per la Marina per 100 anni.
Il loro senso di fedeltà e onore è
davvero forte e radicato. Anche questi due giganti vengono raffigurati con
abiti e armi tipici della tradizione nordica, eccezion fatta per l’elmo di Oimo
che è un tipico copricapo romano.
Nel creare la ciurma dei Giganti Guerrieri Oda sensei si è
ispirato ad un anime tedesco intitolato “Vicky il Vichingo” che ha per
protagonista un ragazzino, Vicky, saggio capitano di una ciurma di guerrieri
scapestrati e dediti alla battaglia. Alcune fonti riportano che i personaggi di
Oimo e Karsee siano ispirati a Tjure e Snorre, due componenti della ciurma
costantemente in litigio.
A dire il vero, sono più portata a pensare che questi
due personaggi abbiano dato spunto per la creazione di Dorry e Brogi, sia dal
punto di vista del disegno (colore dei capelli, vestiario ecc) sia per il fatto
che questi due personaggi ci vengono presentati come protagonisti di un litigio
che ha ormai radici lontane nel tempo.
E’ il momento ora di fare un salto verso gli ultimi capitoli
e giungere a Dressrosa all’interno della gabbia per uccelli.
“Tu mi hai salvato e io non sono nemmeno riuscito a
ripagarti. Che vergogna! Se avessi voluto davvero ripagarti il favore anche con
la morte allora adesso non dovrei essere vivo. E’ tutto qui quello che può
valere la mia gratitudine?”
Belle e piene di significato le parole di Hajrudin stramazzato
sotto i colpi di Marchvise, con esse viene sottolineato ancora una volta
l’enorme senso dell’onore dei giganti di Erbaf.
Ricordiamo che non tutti i
giganti incontrati fin ora abbracciano questa mentalità dedita alla battaglia,
infatti personaggi come Sauro additano questo modo di condurre la propria vita
come incivile e barbaro.
Devo confessarvi però che io ho sempre avuto un debole
per i guerrieri convinti e pronti a dare la propria vita per un ideale…
Tornando al discorso sull’ultimo capitolo, Hajrudin da buon
guerriero quale è, raccoglie le sue forze per contrapporsi all’ultimo fatale
attacco di Marchvise, spedendolo “…verso la terra degli dei”. Il colpo che usa
è chiamato Gungnir, nome della potentissima lancia del dio Odino. Letteralmente Gungnir significa “implacabile”
e si narra che questa lancia avesse la capacità di colpire il proprio bersaglio
sempre e senza possibilità di errore. Sono quindi portata a pensare che questo
sia l’attacco più potente a disposizione dell’ormai disperato gigante il cui
unico desiderio è ripagare il gesto di Usop anche con la propria vita, viene
posta enfasi ancora una volta sull’ideale che muove i cuori dei guerrieri: una
morte onorevole è il più grande dono che il loro dio possa offrire.
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