martedì 16 dicembre 2014

I Giganti di Erbaf

Il personaggio cui è stato dedicato l’ultimo capitolo è il potente guerriero Hajrudin, appartenente alla stirpe dei giganti di Elbaf. Come tutti sappiamo, non è la prima volta che incontriamo giganti provenienti da quest’isola misteriosa su cui molti lettori hanno fantasticato. La prima volta che ci trovammo dinnanzi a queste mastodontiche creature fu nel lontano capitolo 116. Già da qui Oda iniziò a dare una ben precisa caratterizzazione ai giganti provenienti da Elbaf: dal disegno appare evidente che l’autore si sia ispirato alla popolazione dei Vichingi, ma non è tuto qui, anche il senso dell’onore e l’amore per la battaglia che pervade i cuori di queste creature è ispirato alla cultura norrena.

“Da noi vige una legge precisa: quando nasce una controversia e nessuna delle due parti si ritira, allora sarà il dio di Elbaf a decidere. Il nostro dio protegge solo chi è nel giusto e lo lascia vivere.”


Questa frase di Dorry leva ogni dubbio a riguardo. Il gigante si riferisce ad un dio giusto che decide le sorti dei guerrieri in battaglia per cui solo i più valorosi meritano la vita. 
Il parallelismo con il dio Odino della religione nordica è evidente. 
Odino è il dio della sapienza e della saggezza e, tra le molte divinità guerriere, è l’unico ad essere definito contemporaneamente “Padre della Vittoria” e “Padre dei Caduti” proprio perché è lui a decidere a chi andrà la vittoria, ma non solo, diviene anche padre di coloro che perdono la vita in battaglia. 
Egli dunque distribuisce quelli che sono i due doni più ambiti per un guerriero: la vittoria e la morte.

Facciamo ora uno skip di qualche centinaio di capitoli e, prima di tornare a Dressrosa, fermiamoci ad Enies Lobby. Qui troviamo altri due componenti della ciurma della ciurma dei Giganti Guerrieri fedeli alla legge di Elbaf. Oimo e Karsee, infatti, pur di scarcerare i propri capitani si offrono di divenire guardie e lavorare per la Marina per  100 anni. 
Il loro senso di fedeltà e onore è davvero forte e radicato. Anche questi due giganti vengono raffigurati con abiti e armi tipici della tradizione nordica, eccezion fatta per l’elmo di Oimo che è un tipico copricapo romano.

Nel creare la ciurma dei Giganti Guerrieri Oda sensei si è ispirato ad un anime tedesco intitolato “Vicky il Vichingo” che ha per protagonista un ragazzino, Vicky, saggio capitano di una ciurma di guerrieri scapestrati e dediti alla battaglia. Alcune fonti riportano che i personaggi di Oimo e Karsee siano ispirati a Tjure e Snorre, due componenti della ciurma costantemente in litigio. 
A dire il vero, sono più portata a pensare che questi due personaggi abbiano dato spunto per la creazione di Dorry e Brogi, sia dal punto di vista del disegno (colore dei capelli, vestiario ecc) sia per il fatto che questi due personaggi ci vengono presentati come protagonisti di un litigio che ha ormai radici lontane nel tempo.

E’ il momento ora di fare un salto verso gli ultimi capitoli e giungere a Dressrosa all’interno della gabbia per uccelli.

“Tu mi hai salvato e io non sono nemmeno riuscito a ripagarti. Che vergogna! Se avessi voluto davvero ripagarti il favore anche con la morte allora adesso non dovrei essere vivo. E’ tutto qui quello che può valere la mia gratitudine?”

Belle e piene di significato le parole di Hajrudin stramazzato sotto i colpi di Marchvise, con esse viene sottolineato ancora una volta l’enorme senso dell’onore dei giganti di Erbaf. 
Ricordiamo che non tutti i giganti incontrati fin ora abbracciano questa mentalità dedita alla battaglia, infatti personaggi come Sauro additano questo modo di condurre la propria vita come incivile e barbaro. 
Devo confessarvi però che io ho sempre avuto un debole per i guerrieri convinti e pronti a dare la propria vita per un ideale…


Tornando al discorso sull’ultimo capitolo, Hajrudin da buon guerriero quale è, raccoglie le sue forze per contrapporsi all’ultimo fatale attacco di Marchvise, spedendolo “…verso la terra degli dei”. Il colpo che usa è chiamato Gungnir, nome della potentissima lancia del dio Odino.  Letteralmente Gungnir significa “implacabile” e si narra che questa lancia avesse la capacità di colpire il proprio bersaglio sempre e senza possibilità di errore. Sono quindi portata a pensare che questo sia l’attacco più potente a disposizione dell’ormai disperato gigante il cui unico desiderio è ripagare il gesto di Usop anche con la propria vita, viene posta enfasi ancora una volta sull’ideale che muove i cuori dei guerrieri: una morte onorevole è il più grande dono che il loro dio possa offrire.

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